lunedì 27 febbraio 2012

Giornata del ricordo: Negare sarebbe veramente un oltraggio alla memoria

Giornata del ricordo: Negare sarebbe veramente un oltraggio alla memoria

Fonte: Il Monferrato http://www.ilmonferrato.it/index.php

Casale Monferrato | 23/02/2012 —

Caro Claudio Debetto,

mi permetto, attraverso questa lettera aperta, di inoltrarti alcune considerazioni relative al tuo intervento apparso su “Il Monferrato” del 17 febbraio relativo al “Giorno del Ricordo”.
Premesso che ci conosciamo da alcuni anni e che ti sei un uomo buono, impegnato nel sociale, convinto in quello che fai, da anni, a favore degli ultimo e che ti ho apprezzato come presidente della fu Consulta per la pace.

E mi spiego meglio: è una realtà storica assodata che l’atteggiamento degli Italiani nei confronti degli Slavi nel periodo in cui Istria, Dalmazia e Terre Giuliane facevano parte del Regno d’Italia non fu sempre felice. E’ altrettanto vero che il fascismo di confine non fu certo tenero nei confronti delle minoranza linguistiche e che attuò una politica di italianizzazione forzata nei confronti di altoatesini, sloveni e, anche, occitani in Piemont che definire idiota sarebbe oggi il minimo. Ma il tutto va contestualizzato e non va dimenticato che i confine orientali erano già una “Terra Promessa” per i nazionalisti tipo Corradini, Federzoni o Rocco anteriormente alla Prima Guerra Mondiale.
Come pure è vero che durante la guerra fascista il Regio Esercito, soprattutto in Montenegro commise crimini di guerra che mai furono abbastanza condannati o giudicati. Come pure è vero, secondo lo storico italiano ma di etnia slovena, Pirjevec, che alcuni sloveni negli anni Trenta vennero fucilati dagli italiani a Trieste.
Nessuno questo lo nega o deve negarlo. Ma non si deve neanche negare, perché sarebbe veramente un oltraggio alla memoria, il genocidio attraverso il martirio delle foibe e la diaspora dei moltissimi fratelli Istriani, Giuliani e Dalmati, durante e subito dopo la fine del secondo conflitto mondiale, ad opera – soprattutto di quei macellai (non li definisco in altro modo) che furono i titini del IX Corpus di “Liberazione”. Nessuno nega che la Jugoslavia fu l’unico paese europeo in cui la guerra di liberazione fu davvero tale, perché i tedeschi vennero impegnati a livello di divisioni, ma nessuno può, e deve negare, ciò che accadde dopo agli italiani. E dirò di più: in foiba non finirono soltanto I fascisti come qualcuno (non Tu, ovviamente) vorrebbe fare credere, ma gli italiani in quanto tali. A questo proposito chiunque voglia documentarsi vada a vedere che fine ha fatto il CLN di Trieste, dopo l’arrivo degli assassin del IX Corpus. Voglio poi, per amore di verità, sottolineare un altro aspetto: sui profughi Istriani, Giuliani e Dalmati nel secondo dopo guerra calò un velo di silenzio perché la loro sorte, per motivi di “real politic” venne quasi dimenticata dai Governi dell’epoca – tutti a guida democristiana – quasi a fare passare sotto silenzio i nostri crimini di guerra in Jugoslavia, dei quali non mi risulta ci sia stata una “Norimberga” o una comparizione davanti a qualsiasi Corte Internazionale, che avrebbe dovuto e dovrebbe pur esserci perchè quei crimini non possono essere sottaciuti.
Caro Claudio, lo ripeto, la storia va sicuramente letta a 360 gradi e le porcate italiane in quelle terre ci sono state, ma un genocidio – perché tale è stato – non può essere nè passato sotto silenzio, nè tantomeno negato.
Non ti chiederò qui di dichiarare “Il tuo sangue ed il tuo suolo”, quella è una ideologia che non mi appartiene, ma di valutare la possibilità di una memoria condivisa con un gesto che potrebbe veramente essere di ricerca della Verità e non solo di una parte della Verità. Perché non andiamo insieme, Tu ed io, a Basovizza e dove vennero fucilati dai militi fascisti gli irredentisti sloveni negli anni Trenta, ed insieme Tu ed io, e quanti altri lo vorranno, non deponiamo una corona a ricordo di questi e di quei morti. Perché tutti sono morti e come tali vanno rispettati e ricordati.
E chiudo citando una bellissima strofa della canzone di Francesco Guccini dedicata a Silvia Baraldini, allora detenuta negli Stati Uniti, che credo contenga il perchè di questa vicenda ed il perché del Ricordo: “L’ignoranza fa paura ed il silenzio è uguale a morte”.
Aspetto una Tua risposta.
Con immutata stima.

Massimo Iaretti

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