lunedì 13 maggio 2013

Alle difficoltà amministrative dei piccoli comuni monferrini occorrerebbe reagire creando un'Unione, superando i campanilismi



Agli Organi di Informazione


OGGETTO: dimissioni Sindaco e Consiglieri Alfiano Natta. Unione dei Comuni del Monferrato

Egregio direttore,
le recenti dimissioni del Sindaco di Alfiano Natta e dell’intero Consiglio Comunale non possono fare passare sotto silenzio la gravità del problema dell’amministrare quotidiano di un piccolo o di un piccolissimo Comune, problema generalizzato in tutto il Piemonte. Non vogliamo fare qui alcuna considerazione nel merito del gesto che ha costretto Sindaco e Consiglieri Comunali a “gettare la spugna” anzitempo, quanto piuttosto evidenziare che si tratta dell’ennesima conferma che le dimensioni della maggior parte dei comuni piemontesi, segnatamente quelli delle aree collinari e montane, non consentono più una libertà di manovra tale da poter amministrare con dei margini di discrezionalità. D’altro canto il legislatore sta andando nella direzione di costringere i Comuni, piccoli e piccolissimi, ad aggregarsi in nuove entità. Come Movimento Progetto Piemonte, da sempre, riteniamo che oggi l’unica strada che un Comune deve seguire per poter avere prospettive di sopravvivenza e margini di manovra, sia quella di anticipare i tempi nella direzione di una prospettiva che preveda aggregazioni anche più ampie di quelle attuali. Questo perché se gli Amministratori oggi vogliono essere protagonisti di un cambiamento e non soltanto destinatari passivi di direttive che passano sopra la loro testa, devono cercare di precorrere i tempi, di guardare in prospettiva non al domani, ma al giorno dopo domani, quando i trasferimenti saranno ulteriormente diminuiti e quando le Province, quali enti intermedi, non saranno più tali. La risposta è, a nostro sommesso avviso, è quella delle Unioni di Comuni che siano rappresentative di realtà non piccole, ma che vadano a coprire una popolazione di almeno 50mila abitanti, perché in questo modo si potrebbero, effettivamente affrontare i problemi in una dimensione di area vasta ed il Monferrato Casalese potrebbe effettivamente avere un ruolo maggiore all’interno del Sistema Piemonte. Questa affermazione non è apodittica o estranea alla realtà: in Provincia di Torino, si è recentemente costituita l’Unione dei Comuni del Ciriacese e del Basso Canavese che ha una dimensione di 50mila abitanti, uno dei temi del dibattito politico ad Ivrea è quello della “Grande Ivrea”, ovvero della città che vada ad allargare lo spettro della sua influenza e dei sui servizi ai comuni della sua cintura (una quindicina in tutto) arrivando a raggiungere analoga dimensione di popolazione. Nel Casalese, invece, purtroppo, non si va in questa direzione: anzi la normativa regionale ha avuto un effetto diverso sulle Unioni già esistenti. Emblematico è quello dell’Unione Collinare del Monferrato con sede ad Ozzano Monferrato: raggruppava 8 Comuni con una popolazione di circa 7000 abitanti, che potevano essere una buona base di partenza. Il risultato è che da una le Unioni sono diventate due. Il campanile qui è ancora forte, troppo forte, e se da un lato è un bene l’attaccamento alle tradizioni, alla propria comunità (che nel caso delle Unioni di Comuni non verrebbe meno, anzi correrebbe il rischio sotto un certo aspetto di essere valorizzato) dall’altro l’impressione è che non ci si renda conto che il tempo è poco, la crisi corre, la politica ha oggi tempi di reazione e di decisioni che non sono quelli di ieri. In sostanza riteniamo che certi processi o vanno avviati ora, immediatamente e democraticamente dal basso, oppure si correrà il rischio domani, magari dopo domani, di vedersi imporre decisioni sgradite e prese altrove semplicemente tirando una riga su una carta geografica. Come è avvenuto per la vicenda dei giudici di pace. Ma su questo e sul fatto che, ad esempio, l’ufficio del giudice di pace di Moncalvo, avrebbe dovuto, e potuto, venire mantenuto, torneremo un’altra volta. Certamente, ne siamo consapevoli, nel Canavese e nella Provincia di Torino, i Comuni hanno dimensioni differenti rispetto al Monferrato Casalese, ma vorremmo ricordare le concentrazioni di Comuni esistenti nelle Comunità Montane, prima, e nelle Unioni dei Comuni montani oggi, molti dei quali assolutamente inferiori per popolazione ai comuni monferrini.
Come Movimento Progetto Piemonte ribadiamo che per il Monferrato Casalese la strada da seguire sia quella dell’unica Unione dei Comuni che abbia Casale Monferrato come capofila e che consenta (questa è la vera sfida) a tutti i comuni di avere di mantenere la propria identità e le proprie peculiarità, in un’ottica di servizi messi in rete. Ma per fare questo occorre sapere guardare al di là del proprio orizzonte che, sovente, e lo dimostrano i fatti è ancora troppo limitato.
Come forza autonomista riteniamo che la difesa del “focolare” e della tradizioni sia prioritaria, ma la strada da seguire non sia quella dell’attendere secondo la tradizione del piemontese “bugia nen”, né quella del continuare a recriminare cosa eravamo come eravamo, quanto piuttosto quella di cercare di prevenire gli eventi, ovviamente quando e se sia possibile

Casale Monferrato, 13 maggio 2013
Massimo Iaretti
Presidente Movimento Progetto Piemonte
Consigliere comunale Parella (TO)
Consigliere Unione dei Comuni Terre del Chiusella (TO)
Piermassimo Guarnero
Coordinatore Movimento Progetto Piemonte
Consigliere comunale Parella (TO)
Graziana Perin
Consigliere comunale Parella (TO)
Marco Zatti
Consigliere comunale Casorzo (AT)
Fabrizio Iaretti
Consigliere comunale Casorzo (AT)
Consigliere Unione dei Comuni Colli DiVini (AT)
Giovanni Cornalea
Consigliere comunale Casorzo (AT)