sabato 13 marzo 2010

Difendiamo e diffondiamo la lingua piemontese


Sto notando con piacere che lentamente ma progressivamente nel Monferrato di area casalese si stanno diffondendo corsi di lingua piemontese (anche nel borgo nel quale abito da alcuni anni, Ozzano Monferrato grazie ad una lodevole, giovane e dinamica assessore alla cultura, Laura Beccaria), richieste dalle nostre amministrazioni locali all'associazione Gioventura Piemontèisa di Torino (con il contributo finanziario della Regione Piemonte), che è specializzata da una ventina di anni su queste tematiche e cerca di conservare e divulgare oltre alla lingua anche la cultura, tradizioni, civiltà piemontese, ecc., che se non provvediamo a coinvolgere le giovani generazioni, è destinata inesorabilmente ad estinguersi in tempi brevi, nonostante sia la lingua minoritaria (nella sua accezione di lingua non ufficiale di uno stato) più diffusa in Europa, riconosciuta a livello internazionale ma osteggiata proprio dallo stato italiano, sempre più liberticida ed accentratore.

Paradossalmente la lingua piemontese potrebbe sopravvivere in alcune enclavi piemontesi nel mondo. E' infatti risaputo che sono più numerosi i piemontesi emigrati all'Estero di coloro che sono rimasti in patria, ed alcune comunità di piemontesi all'Estero sono particolarmente numerose e forti, avendo raggiunto posizioni autorevoli a livello politico, economico ed istituzionale, come in alcune province dell'Argentina, nelle quali la lingua piemontese è parlata abitualmente.

Del resto è dai tempi dell'Unità d'Italia, motivo per il quale io non sono propenso a festeggiare alcunché nella ricorrenza dei 150 anni ... che hanno fatto di tutto, inesorabilmente ed implacabilmente, per ridurre la lingua piemontese ad una lingua morta, facendo progressivamente vergognare, ridicolizzare e far sentire volgari ed ignoranti coloro che la parlavano, soffocandone le manifestazioni culturali e letterarie come arte minore, facendola scomparire da ogni contesto istituzionale e pubblico, ecc., convincendo mistificatoriamente il popolo piemontese che si tratta di un volgare dialetto, recrudescenza di un passato retrivo, primitivo e volgare, da rimuovere e cancellare per sempre.

A mio avviso si è trattato di una vera e propria persecuzione ed estinzione politicamente programmata, mirante ad una sorta di omogeneizzazione linguistica nazionale.

Noi piemontesi siamo stati maggiormente autolesionisti e suicidi in proposito, perche ad esempio i sardi ed i friulani la loro lingua l'hanno difesa e preservata meglio di noi, a partire dall'ambito famigliare e scolastico.

Io sono un cultore della lingua italiana, una delle più studiate ed apprezzate al mondo (per l'articolazione e l'armonia), pare che siano circa 400 mila ogni anno le persone, di livello culturale e sociale piuttosto elevato, che in giro per il mondo accedono ai nostri Istituti Italiani di Cultura ed alle sedi della Società Dante Alighieri, per amore della nostra lingua, per apprenderla, e non ai fini strumentali e speculativi, ma perché attratti dalla storia, cultura e bellezza del nostro paese e della sua letteratura. Da molti linguisti infatti la lingua italiana è ritenuta la più bella al mondo, ineguagliabile nella capacità di arricchire spiritualmente il discente.

Ma non per questo motivo disdegno il piemontese, che parlavo abitualmente fino ad alcuni anni fa, in ogni occasione, ma mi sto effettivamente rendendo conto che queste occasioni si stanno sempre più diradando ... inoltre sarà una sorpresa per molti, ma se si viaggia in Europa verso occidente, si scoprirà quante analogie il piemontese abbia con le lingue parlate in Francia e nella Penisola Iberica ... essendo una lingua originata dalla combinazione del latino col celtico, e quindi strettamente imparentata con il ligure, il francese, il bretone, il provenzale, il catalano, il portoghese, ecc..

Citando il grande filologo Giovanni Semerano, il nostro linguaggio è il lascito archeologico più ricco che possediamo, nel quale riecheggiano gli echi delle nostre antiche origini, culture e civiltà. Rammento che lo stesso Semerano smitizza il troppo abusato concetto di lingue indoeuropee, non costituendo affatto, a suo dire, un ceppo a se stante, avendo radici nelle lingue semitiche ed in particolare accadiche. Quindi la nostra lingua piemontese sarebbe addirittura di derivazione accadica (molto precedente al latino, le prime tracce nei testi risalgono a circa 5000 anni fa) e fa impressione riscontrare (sui testi specializzati) quanto alcune parole piemontesi siano simili alle antiche parole accadiche aventi analogo significato .

Inoltre è risaputo e ne sono convinto personalmente, che l'apprendimento di una seconda lingua, a noi così intimamente connessa e radicata nella nostra identità, oltre a positivi sentimenti di attaccamento alle nostre radici, alla nostra comunità ed ai luoghi di vita, favorirà anche quella elasticità mentale all'apprendimento, che favorirà a sua volta la conoscenza di altre lingue straniere, potenziando (soprattutto nei giovani) le modalità di comunicazioni e gli scambi culturali e la convivenza civile interetnica, che sarà in prospettiva sempre più accentuata. E questo vale in termini di reciprocità, varrà anche per gli stranieri presenti che si integreranno più facilmente, rispettando ed apprezzando la nostra cultura, antica ed affascinante, che li attrarrà sempre di più.

Concludo con un paio di inviti alla riflessione ed all'azione.

Invito tutte le amministrazioni locali monferrine a favorire la diffusione della conoscenza della lingua piemontese, perché così facendo potremo dare il nostro modesto contributo non solo alla sua perpetuazione ma anche alla conoscenza della straordinaria cultura letteraria e civiltà che ne è originata, almeno negli ultimi mille anni da cui si ha traccia scritta di tale lingua. Evitandone l'estinzione.

Invito i piemontesi ad essere maggiormente regionalisti ed autonomisti. Domandiamoci come mai il Piemonte, pur essendo la regione che ha voluto e realizzato l'Unità d'Italia, pur confinando con due Stati, pur ospitando al suo interno diverse minoranze, pur parlando al suo interno una mezza dozzina di lingue, non è una regione a Statuto Speciale, mentre lo sono altre regioni che hanno meno requisiti della nostra?

Grazie a cordialissimi saluti

claudio martinotti doria

http://www.cavalieredimonferrato.it

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