Mi riferisco
all'UNIONE COLLINARE DEL MONFERRATO che era costituita in maniera uniforme
geograficamente (a differenza di quelle della Valle Cerrina) ed anche piuttosto
estesa e popolata (la trovate nel sito della Regione Piemonte, che ovviamente
non è ancora aggiornato, dopo quasi due mesi dai fatti disgregativi cui faccio
riferimento:
Due grossi comuni
si sono staccati creando un'altra Unione, San Giorgio e Rosignano, oltre a
Cellamonte, che è più piccolo ma molto significativo dal punto di vista
culturale, storico, architettonico e turistico
Rimangono
nell'Unione originaria (che porta ancora il riferimento al Monferrato) Ozzano
Monferrato, Olivola, Sala Monferrato, Terruggia e Treville.
I comuni di
Terruggia ed Olivola rimangono staccati geograficamente, rendendo il territorio
dell'Unione disomogeneo, con relative incrementi di spese per i servizi
condivisi
Mi ero ripromesso
di non occuparmene, perché come sapete non ripongo più alcuna fiducia e non ho
aspettative per questo territorio che do ormai per perso nel suo inesorabile
declino, ma poi non sono riuscito a trattenermi almeno dal
rammaricarmi per l'assenza di prospettive, dialogo e cooperazione tra le parti,
che più che progettualità localizzate, condivisione parcellizzata, ricerca di
identità microterritoriali, mi danno sempre più l'impressione metaforica di
voler salire su delle scialuppe mentre la nave affonda, senza rendersi conto che
il mare attorno è prossimo alla "tempesta perfetta" e pertanto saranno travolti
da onde anomale gigantesche.
Complessivamente
entrambe le Unioni, sia l'originaria sia quella nuova appena formatasi, superano
di poco la fatidica soglia dei 3000 mila abitanti, come impone la legge
regionale promulgata da poco, che tra l'altro deroga ai riferimenti statali che
ponevano la soglia del numero di abitanti ben oltre ... ma la politica locale
non si dovrebbe fare con i numeri e le statistiche ma con la conoscenza e la
progettualità ed il senso di appartenenza alla "patria", come la si intendeva
nel medioevo, un'identità comunitaria e territoriale localizzata e coesa, come
ho già avuto modo di descrivere in diversi testi storico
culturali pubblicati.
Temo manchi la
consapevolezza della gravità della situazione che dovrebbe indurre gli
amministratori locali a coagulare tutte le risorse disponibili, soprattutto
umane, per iniziare a prevedere e prevenire le ripercussioni che ci saranno
quando il costo del parassitismo di stato si massimizzerà ed esaspererà gli
animi e minerà le esistenze già rese precarie, e gli enti locali si troveranno
in prima linea a gestire situazioni di emergenza e conflittualità provocate ed
aggravate da coloro che, opportunisticamente e cinicamente, si saranno resi
latitanti e godranno di impunità ...
Chiunque si tenga
aggiornato ed abbia letto gli ultimi dati dell'ISTAT sulla situazione di
progressiva povertà del popolo italiano sa di cosa sto parlando e dovrebbe
essere consapevole di quali difficoltà incombono ...
Buona
fortuna
Claudio Martinotti Doria
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