giovedì 24 gennaio 2013

Più che Unione andrebbe definita DIVISIONE del Monferrato

Avrete letto alcune settimane fa sui giornali locali della frammentazione dell'UNICA Unione collinare degna di questo nome che avevamo nel Monferrato di area casalese
Mi riferisco all'UNIONE COLLINARE DEL MONFERRATO che era costituita in maniera uniforme geograficamente (a differenza di quelle della Valle Cerrina) ed anche piuttosto estesa e popolata (la trovate nel sito della Regione Piemonte, che ovviamente non è ancora aggiornato, dopo quasi due mesi dai fatti disgregativi cui faccio riferimento:
Due grossi comuni si sono staccati creando un'altra Unione, San Giorgio e Rosignano, oltre a Cellamonte, che è più piccolo ma molto significativo dal punto di vista culturale, storico, architettonico e turistico
Rimangono nell'Unione originaria (che porta ancora il riferimento al Monferrato) Ozzano Monferrato, Olivola, Sala Monferrato, Terruggia e Treville.
I comuni di Terruggia ed Olivola rimangono staccati geograficamente, rendendo il territorio dell'Unione disomogeneo, con relative incrementi di spese per i servizi condivisi
Mi ero ripromesso di non occuparmene, perché come sapete non ripongo più alcuna fiducia e non ho aspettative per questo territorio che do ormai per perso nel suo inesorabile declino, ma poi non sono riuscito a trattenermi almeno dal rammaricarmi per l'assenza di prospettive, dialogo e cooperazione tra le parti, che più che progettualità localizzate, condivisione parcellizzata, ricerca di identità microterritoriali, mi danno sempre più l'impressione metaforica di voler salire su delle scialuppe mentre la nave affonda, senza rendersi conto che il mare attorno è prossimo alla "tempesta perfetta" e pertanto saranno travolti da onde anomale gigantesche.
Complessivamente entrambe le Unioni, sia l'originaria sia quella nuova appena formatasi, superano di poco la fatidica soglia dei 3000 mila abitanti, come impone la legge regionale promulgata da poco, che tra l'altro deroga ai riferimenti statali che ponevano la soglia del numero di abitanti ben oltre ... ma la politica locale non si dovrebbe fare con i numeri e le statistiche ma con la conoscenza e la progettualità ed il senso di appartenenza alla "patria", come la si intendeva nel medioevo, un'identità comunitaria e territoriale localizzata e coesa, come ho già avuto modo di descrivere in diversi testi storico culturali pubblicati.
Temo manchi la consapevolezza della gravità della situazione che dovrebbe indurre gli amministratori locali a coagulare tutte le risorse disponibili, soprattutto umane, per iniziare a prevedere e prevenire le ripercussioni che ci saranno quando il costo del parassitismo di stato si massimizzerà ed esaspererà gli animi e minerà le esistenze già rese precarie, e gli enti locali si troveranno in prima linea a gestire situazioni di emergenza e conflittualità provocate ed aggravate da coloro che, opportunisticamente e cinicamente, si saranno resi latitanti e godranno di impunità ...
Chiunque si tenga aggiornato ed abbia letto gli ultimi dati dell'ISTAT sulla situazione di progressiva povertà del popolo italiano sa di cosa sto parlando e dovrebbe essere consapevole di quali difficoltà incombono ...
Buona fortuna
Claudio Martinotti Doria

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