mercoledì 3 novembre 2010

Ad agosto il cane annegò in un pozzo. A vent'anni dalla legge vi sono ancora pozzi non protetti. Interpellanza di MPP

Ad agosto il cane annegò in un pozzo. La disperazione del padrone. Sulla questione sono state presentate interpellanze a Treville e Rosignano

Fonte: Casale News http://www.casalenews.it/index

2 Novembre 2010 – TREVILLE – Lo scorso 16 agosto un cane da caccia, un segugio italiano, è annegato in un pozzo a Treville, mentre assieme al suo padrone effettuava un normale addestramento in vista della stagione venatoria. Il suo padrone, Mauro Ambrosetti di Parona, ci ha inviato questa lettera per segnalare l’accaduto e invitare chi di dovere a prendere provvedimenti. Sulla questione sono state presentate due interpellanze, una di Paolo Pensa (Movimento Progetto Piemonte) a Rosignano che alleghiamo integralmente, e un’altra del gruppo La Destra a Treville.
“Vorrei portare – scrive Ambrosetti – a conoscenza dei lettori del Suo giornale, un episodio che mi ha coinvolto, fisicamente ed emotivamente, in prima persona, per evitare che simili situazioni, o ancora peggiori, possano verificarsi ad altri, in conseguenza della mancanza di rispetto delle leggi o del semplice menefreghismo. Il 16 agosto scorso mi sono recato a Treville con il mio cane, un segugio italiano, per fargli effettuare il normale addestramento pre – caccia, consentito per legge dal giorno precedente”.
“Dopo aver fiutato la presenza di una volpe, l’animale ne iniziava l’inseguimento nel bosco. Non vedendolo arrivare come di consueto, mi mettevo alla sua ricerca e, guidato da uno strano latrare, scoprivo che era precipitato in un pozzo, che aveva una apertura a livello del terreno ed era privo di qualsiasi protezione. Le dimensioni dell’apertura, inoltre, erano tali (circa un metri 1,30 x 1,30) che avrebbe potuto benissimo cadervi anche una persona”.
“A questo punto, essendo da solo, cercavo di recuperare il mio cane, sporgendomi all’interno del pozzo, e mettendo così a repentaglio la mia stessa incolumità, ma ogni sforzo era vano perché il livello dell’acqua era di circa due metri e mezzo e non vi era nessun appiglio che consentisse sulle pareti del pozzo la discesa”.
“Vorrei sottolineare che questo non è un fatto personale, ma una questione di civiltà, di sicurezza ed incolumità pubblica, in quel pozzo poteva anche finirci una persona, magari un bambino, e le conseguenze avrebbero potuto essere ancor più tragiche di quello che è accaduto, già di per se grave”.
“E’ semplicemente assurdo che in presenza di norme legislative chiare, che impongono che i pozzi vengano protetti e segnalati, in queste campagne il caso che mi è capitato non sia isolato”.
“Dico questo con cognizione di causa, perché conosco bene il territorio monferrino, esercitandovi attività venatoria da oltre 30 anni, e , anzi, ho avuto notizia di pozzi trovati aperti a Cereseto, ad Ottiglio, a San Giorgio e di altri cacciatori che, dopo il fatto si sono rivolti alle autorità competenti perché ne provvedano alla chiusura”.
“Per questo, e lo ripeto non per un fatto meramente personale, voglio lanciare un appello a tutti i cacciatori ed alle persone di buon senso perché, qualora vengano a conoscenza di simili situazioni, ne facciano immediatamente segnalazione, affinché si possano evitare tragici incidenti. In fin dei conti si tratta soltanto di rispettare una legge che esiste da anni”.
Mauro Ambrosetti, Parona (PV)

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