mercoledì 7 luglio 2010

Sulla ipotesi di Provincia Federata. Massimo Iaretti (MPP): “Un nuovo inizio non una minestra riscaldata della vecchia cucina politica”.

Sulla ipotesi di Provincia Federata. Massimo Iaretti (MPP): “Un nuovo inizio non una minestra riscaldata della vecchia cucina politica”. Proposta di convocare gli Stati Generali dell’Antico Marchesato di Monferrato
Egregio direttore,
mi permetto di chiederle un poco dello spazio sulla sua testate per l’argomento che oggi è tornato di moda, ovvero la Provincia Federata Casale – Vercelli o Vercelli – Casale.
Poiché ne scrivo e sostengo quest’idea da vent’anni circa (e all’epoca a Casale, la mia città natale, qualcuno mi prese per folle perché “se si va con Vercelli dobbiamo cambiare la targa dell’auto”) ritengo di dover mettere qualche puntino sulle “I”, anche alla luce dei tanti che saltano sul carro dell’ultima moda.
Riguardo ai fatti concreti e non alle parole le prime proposte, non di mera provocazione politica, ma che entrano nella sostanza, i primi passi vennero compiuti da esponenti dell’allora area socialista e socialdemocratica.
Ne ricordo alcuni: nel 1991 si svolse a Vercelli un incontro tra la sezione Psdi di Casale ed i gruppi consigliari alla Provincia ed al Comune di Vercelli da cui scaturì un ordine del giorno che venne presentato dal consigliere Emanuele Caradonna, all’epoca capogruppo socialdemocratico in Comune a Vercelli e, in conseguenza di questo, fu istituita una commissione per esplorare la possibilità dell’integrazione dei due territori. Qualcosa di simile è avvenuto quasi vent’anni dopo nella Provincia di Vercelli con la seconda amministrazione Masoero.
Nei primissimi anni Novanta, l’avvocato Roberto Scheda, nella veste di presidente della Cassa di Risparmio di Vercelli elaborò un progetto turistico delle terre del riso e del vino che, tradotto in cartografia, poteva delimitare i confine di una nuova provincia da Gattinara a Moncalvo. Le idée, all’epoca molto avanti di Scheda, vennero rispedite al mittente da tutta la classe politica casalese in un convegno nell’appena inaugurato Teatro Municipale. L’unica voce che si levò a favore fu quella di Gianni Cardillo, capogruppo Psdi a Palazzo San Giorgio.
Poi c’è stata la mozione di Mario Oddone – Uniti per Casale – che chiedeva all’amministrazione casalese di pronunciarsi per un rapporto con Vercelli, che venne però cassata dal centrosinistra al governo della città a larga maggioranza.
Tra le voci che si espressero a favore della co – provincia, vorrei ricordare anche quelle di Cristiano Bussola (chissà se lo ricorda) , dell’ex deputato Alda Grassi e, anche, sommessamente, la mia.
Oggi le cose sono cambiate ma il metodo pare lo stesso. A determinare l’accelerazione è stata la ventilate ipotesi di sopprimere la Provincia di Vercelli a fare muovere Roberto Rosso, vice presidente della Regione e deputato che è riuscito a mettere in piedi una campagna davvero molto efficace sul piano mediatico (e su questo Roberto è davvero bravo).
Ma il rischio è quello di seguire la logica della politica di sempre, ovvero di rincorrere una emergenza soltanto quando i buoi sono scappati o stanno per scappare.
A giudizio mio, e del Movimento Progetto Piemonte che rappresento, la nuova provincia se nasce come semplice aggregazione territoriale di Vercelli e di Casale, senza tenere conto della Valsesia, rischia di essere semplicemente il frutto di una somma algebrica, ovvero Vercelli + Casale – Valsesia = tutto come prima.
La provincia federata, ammesso che nasca davvero, se dovesse seguire questo ragionamento sarebbe soltanto un tentativo di mantenere in vita un ente provincia, non, al contrario, di dare vita ad una nuova aggregazione territoriale che potrebbe avere un ruolo nel Piemonte del terzo millennio, in particolare con un ruolo di cerniera nel Piemonte Orientale, sia sotto l’aspetto agricolo, che turistico, che produttivo, che culturale. Se, invece, la Valsesia assecondasse l’idea di chi la vuole con Novara, o seguisse i sogni minoritari di una cantonalizzazione o ci fossero altre fughe in avanti – come quella recentemente proposta di un passaggio di Borgo d’Ale, Santhià ed Alice Castello alla Provincia di Biella – il territorio sarebbe mutilato in partenza. E per fare un ibrido senza nè capo nè coda è meglio lasciare le cose come stanno.
Casale in questo ambito un ruolo lo può e deve avere. Se è vero che è Capitale del Monferrato perché il Sindaco Giorgio Demezzi non convoca gli Stati Generali dell’Antico Marchesato, che porterebbero al confronto amministrazioni come quella di Trino, di Moncalvo e, perché no, di Chivasso (che non farà parte dell’area metropolitana di Torino e con Casale ha legami attraverso la Valcerrina ed l’antico collegio senatoriale), e non si inizia così a gettare le basi per una proposta di provincia unitaria che si confronti con il Vercellese e la Valsesia e proceda in tempi brevi verso la nuova realtà provinciale. In questo modo si potrà iniziare a gettare le davvero le basi di un processo serio che guarda al concreto. Altrimenti ci saranno sempre e solo speranze.
E, come recita un proverbio, chi vive sperando muore …..
E siccome, personalmente e come MPP, riteniamo che “tempus regit actum”, saremo presenti con una nostra lista e nostro candidato presidente alle prossime elezioni provinciali di Vercelli (ovviamente se e quando si faranno) mettendo al primo punto la provincia federata della Valsesia, delle Terre d’Acqua e del Monferrato Casalese.
Cordialmente
Massimo Iaretti
Presidente Movimento Progetto Piemonte

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