venerdì 14 dicembre 2012

Un interessante articolo di Roberto Gremmo
Le necessità di una identità e di una autonomia piemontese
Iaretti: “Il Movimento Progetto Piemonte ha come obiettivi prioritari lo Statuto Speciale della Regione
e la tutela della montagna, della collina, dell’agricoltura”

Il 27 novembre scorso il quotidiano Il NORDOVEST ha pubblicato un intervento dello storico Roberto Gremmo al titolo “La mancanza di un’identità – Né Catalogna, né Insubria, ma soltanto Piemonte”. Lo riportiamo integralmente accompagnandolo da un commento:
A Torino c’è chi sostiene che il Piemonte “deve fare come la Catalogna” e a Novara qualcuno replica che la Regione deve perdere un pezzo che finirebbe per diventare colonia del Varesotto in una mai esistita “Insubria”. Finché il dibattito politico resta compresso tra queste due ipotesi non solo ha ben poco di federalista ma finisce inevitabilmente sul binario morto.
Noi Catalani ?
Certamente sono molte le affinità tra la Regione che da sempre si oppone al centralismo di Madrid e la nostra “piccola patria” ai piedi del Monviso. Lo abbiamo scritto noi per primi, quando stampammo a Biella nel 1973 il giornale “Informazione Catalana” con cui spiegavamo che le rivendicazioni partite da Barcellona per l’indipendenza trovavano ragioni forti nella realtà imprenditoriale di un Paese che pagava la sudditanza politica e fiscale allo stato centralista. Dicevamo allora, e lo ripeto adesso, che il Piemonte aveva gli stessi motivi di protesta dei catalani perché i suoi guai derivavano dall’enorme salasso di risorse che gli imponeva il regime centralista di Roma.
Ma allora, perché non fare i Catalani ?
L’impresa è difficile, se non impossibile, soprattutto perché a noi manca un’anima. Mentre i Catalani hanno preservato la loro lingua, i costumi, le tradizioni, in una parola la “nazionalità”, il Piemonte non ha saputo “piemontesizzare” le ondate migratorie, non ha minimamente tutelato la propria lingua e, dunque, non ha oggi una identità forte.
E’ una “Fiat land” senza speranza e non sarà nessun referendum indetto a freddo che potrà dagli il fuoco di libertà che anima i Catalani. Senza spirito unitario le spinte “scissioniste” sono inevitabili. Tuttavia negli anni Settanta, una realtà come quella dell’Unione Ossolana per l’Autonomia era positiva, perché richiamava il “torinocentrismo” a più miti consigli, le ipotesi che circolano adesso di tagliare una fetta del Piemonte e farla diventare terreno di caccia del Varesotto non è e non può essere accettata.
E allora ?
Meglio, in qualche modo, il “Limonte”, una naturale sinergia tra Piemonte se non con la superba Genova almeno con in Ponente Ligure, quell’Alpazur che da decenni sogna l’unione della Provincia di Imperia con quella di Cuneo ed il rilancio di Savona come porto naturale delle intere Alpi Occidentali. Altra opportunità: Novara grande capoluogo di una riscoperta “Provincia del riso” che inglobi non solo il Vercellese, ma anche la Lomellina, già piemontese sino all’Unità d’Italia.
E poi una struttura amministrativa a più velocità che preservi le vallate dalla pianurizzazione e dall’egemonia dei grandi centri urbani.
Con buona pace di Saitta, mio vecchio collega alla Provincia quand’era giovane democristiano di grandi speranze, una “Città Metropolitana” ove prevalgano gli interessi della “Grande Torino” delle opere faraoniche, delle banche e degli affari, sarà sempre nemica prima della rinascita economica delle piccole comunità montane e contadine.
L’obiettivo dovrebbe essere il Piemonte davvero federalista al suo interno ed autonomo da Roma, con cui dovrebbe stringere solo un accordo nei termini di reciproco e mutuo appoggio simili a quelli che tengono da secoli uniti i cantoni elvetici, sovrani a casa propria e in buona armonia tra loro, soprattutto perché nessuno di loro vive alle spalle degli altri. C’è un domani per il regionalismo piemontese che non sia in ginocchio davanti a nessuno ?
L’intera classe politica regionale non sembra interessata. Ed è la solita occasione perduta.

Roberto Gremmo

Questo il commento del Presidente del Movimento Progetto Piemonte, Massimo Iaretti, apparso come lettera sul quotiiano Il NORDOVEST del 13 dicembre 2012: “In sintesi il ragionamento di Roberto Gremmo manda, tra i tanti, due messaggi molto chiari. Innanzitutto meglio il Limonte, ovvero un rapporto forte con la Liguria, piuttosto che correre dietro alle farfalle di improbabili (ed antistoriche) Marco Regioni del Nord, che altro non sono che il tentativo di resuscitare una (mai esistita) Padania. In secondo luogo la necessità di avere una realtà regionale che superi il “Torinocentrismo” ed il “Fiatcentrismo” (tra l’altro oggi assolutamente retrò nel momento in cui l’amministratore delegato Marchionne sogna, un giorno si e l’altro si di fare traslocare tutto armi e bagagli Oltre Atlantico) attraverso una struttura amministrativa che preservi la montagna dall’egemonizzazione dei grandi centri urbani. Sono le cose per cui Movimento Progetto Piemonte è nato tre anni fa, sono le cose che Movimento Progetto Piemonte dice e scrive da 3 anni. Con Gremmo non concordiamo in tutto e per tutto, ma il suo articolo contiene spunti di riflessione che la classe politica piemontese, oggi troppo intenta a litigare ed a tappare buchi, dovrebbe fare. La strada da perseguire è quella dello Statuto Speciale, della difesa delle autonomie locali (sia pure in un momento di fortissima spinta centralista), quando questa non è un ventaglio per coprire altri sprechi, dell’introduzione di energie e di idee nuove in un momento politico – quello piemontese come quello italiano – dove l’odore di vecchiume (non solo anagrafico, ma nei comportamenti) è fortissimo. E siccome “A ciascuno il suo”, come MPP . E siccome “A ciascuno il suo”, come MPP presenteremo il 19 dicembre prossimo a Chivasso , nel celebrare i 59 anni della Carta, attiveremo la Consulta dei Popoli del Piemonte, strumento di dialogo tra le varie realtà autonomiste. Per non dimenticare e per non recriminare soltanto, ma per guardare avanti con un obiettivo: il Piemonte.


Massimo Iaretti
Presidente Movimento Progetto Piemonte


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