Un
interessante articolo di Roberto Gremmo
Le
necessità di una identità e di una autonomia piemontese
Iaretti:
“Il Movimento Progetto Piemonte ha come obiettivi prioritari lo
Statuto Speciale della Regione
e
la tutela della montagna, della collina, dell’agricoltura”
Il
27 novembre scorso il quotidiano Il NORDOVEST ha pubblicato un
intervento dello storico Roberto Gremmo al titolo “La mancanza di
un’identità – Né Catalogna, né Insubria, ma soltanto
Piemonte”. Lo riportiamo integralmente accompagnandolo da un
commento:
“A
Torino c’è chi sostiene che il Piemonte “deve fare come la
Catalogna” e a Novara qualcuno replica che la Regione deve perdere
un pezzo che finirebbe per diventare colonia del Varesotto in una mai
esistita “Insubria”. Finché il dibattito politico resta
compresso tra queste due ipotesi non solo ha ben poco di federalista
ma finisce inevitabilmente sul binario morto.
Noi
Catalani ?
Certamente
sono molte le affinità tra la Regione che da sempre si oppone al
centralismo di Madrid e la nostra “piccola patria” ai piedi del
Monviso. Lo abbiamo scritto noi per primi, quando stampammo a Biella
nel 1973 il giornale “Informazione Catalana” con cui spiegavamo
che le rivendicazioni partite da Barcellona per l’indipendenza
trovavano ragioni forti nella realtà imprenditoriale di un Paese che
pagava la sudditanza politica e fiscale allo stato centralista.
Dicevamo allora, e lo ripeto adesso, che il Piemonte aveva gli stessi
motivi di protesta dei catalani perché i suoi guai derivavano
dall’enorme salasso di risorse che gli imponeva il regime
centralista di Roma.
Ma
allora, perché non fare i Catalani ?
L’impresa
è difficile, se non impossibile, soprattutto perché a noi manca
un’anima. Mentre i Catalani hanno preservato la loro lingua, i
costumi, le tradizioni, in una parola la “nazionalità”, il
Piemonte non ha saputo “piemontesizzare” le ondate migratorie,
non ha minimamente tutelato la propria lingua e, dunque, non ha oggi
una identità forte.
E’
una “Fiat land” senza speranza e non sarà nessun referendum
indetto a freddo che potrà dagli il fuoco di libertà che anima i
Catalani. Senza spirito unitario le spinte “scissioniste” sono
inevitabili. Tuttavia negli anni Settanta, una realtà come quella
dell’Unione Ossolana per l’Autonomia era positiva, perché
richiamava il “torinocentrismo” a più miti consigli, le ipotesi
che circolano adesso di tagliare una fetta del Piemonte e farla
diventare terreno di caccia del Varesotto non è e non può essere
accettata.
E
allora ?
Meglio,
in qualche modo, il “Limonte”, una naturale sinergia tra Piemonte
se non con la superba Genova almeno con in Ponente Ligure,
quell’Alpazur che da decenni sogna l’unione della Provincia di
Imperia con quella di Cuneo ed il rilancio di Savona come porto
naturale delle intere Alpi Occidentali. Altra opportunità: Novara
grande capoluogo di una riscoperta “Provincia del riso” che
inglobi non solo il Vercellese, ma anche la Lomellina, già
piemontese sino all’Unità d’Italia.
E
poi una struttura amministrativa a più velocità che preservi le
vallate dalla pianurizzazione e dall’egemonia dei grandi centri
urbani.
Con
buona pace di Saitta, mio vecchio collega alla Provincia quand’era
giovane democristiano di grandi speranze, una “Città
Metropolitana” ove prevalgano gli interessi della “Grande Torino”
delle opere faraoniche, delle banche e degli affari, sarà sempre
nemica prima della rinascita economica delle piccole comunità
montane e contadine.
L’obiettivo
dovrebbe essere il Piemonte davvero federalista al suo interno ed
autonomo da Roma, con cui dovrebbe stringere solo un accordo nei
termini di reciproco e mutuo appoggio simili a quelli che tengono da
secoli uniti i cantoni elvetici, sovrani a casa propria e in buona
armonia tra loro, soprattutto perché nessuno di loro vive alle
spalle degli altri. C’è un domani per il regionalismo piemontese
che non sia in ginocchio davanti a nessuno ?
L’intera
classe politica regionale non sembra interessata. Ed è la solita
occasione perduta.
Roberto
Gremmo
Questo
il commento del Presidente del Movimento Progetto Piemonte, Massimo
Iaretti, apparso come lettera sul quotiiano Il NORDOVEST del 13
dicembre 2012: “In sintesi il ragionamento
di Roberto Gremmo manda, tra i tanti, due messaggi molto chiari.
Innanzitutto meglio il Limonte, ovvero un rapporto forte con la
Liguria, piuttosto che correre dietro alle farfalle di improbabili
(ed antistoriche) Marco Regioni del Nord, che altro non sono che il
tentativo di resuscitare una (mai esistita) Padania. In secondo luogo
la necessità di avere una realtà regionale che superi il
“Torinocentrismo” ed il “Fiatcentrismo” (tra l’altro oggi
assolutamente retrò nel momento in cui l’amministratore delegato
Marchionne sogna, un giorno si e l’altro si di fare traslocare
tutto armi e bagagli Oltre Atlantico) attraverso una struttura
amministrativa che preservi la montagna dall’egemonizzazione dei
grandi centri urbani. Sono le cose per cui Movimento Progetto
Piemonte è nato tre anni fa, sono le cose che Movimento Progetto
Piemonte dice e scrive da 3 anni. Con Gremmo non concordiamo in tutto
e per tutto, ma il suo articolo contiene spunti di riflessione che la
classe politica piemontese, oggi troppo intenta a litigare ed a
tappare buchi, dovrebbe fare. La strada da perseguire è quella dello
Statuto Speciale, della difesa delle autonomie locali (sia pure in un
momento di fortissima spinta centralista), quando questa non è un
ventaglio per coprire altri sprechi, dell’introduzione di energie e
di idee nuove in un momento politico – quello piemontese come
quello italiano – dove l’odore di vecchiume (non solo anagrafico,
ma nei comportamenti) è fortissimo. E siccome “A ciascuno il suo”,
come MPP . E siccome “A ciascuno il suo”, come MPP presenteremo
il 19 dicembre prossimo a Chivasso , nel celebrare i 59 anni della
Carta, attiveremo la Consulta dei Popoli del Piemonte, strumento di
dialogo tra le varie realtà autonomiste. Per non dimenticare e per
non recriminare soltanto, ma per guardare avanti con un obiettivo: il
Piemonte.
Massimo
Iaretti
Presidente
Movimento Progetto Piemonte
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